
Crioconservazione degli embrioni
Gli ovociti prelevati e fecondati nell’ambito di un ciclo di FIVET o di ICSI e non utilizzati possono essere congelati. Il ricorso alla crioconservazione è tuttavia consigliabile soltanto per gli embrioni qualitativamente buoni, per i quali l’esperienza indica un 70% di probabilità di “sopravvivenza” dopo lo scongelamento. Il vantaggio offerto dal congelamento degli embrioni è la possibilità di ritentare una gravidanza senza sottoporsi a nuove stimolazioni ormonali e a un nuovo intervento di aspirazione follicolare. Monitorando il ciclo è possibile tenere sotto osservazione la maturazione di un follicolo e la struttura dell’endometrio. In base al momento previsto per l’ovulazione (che può essere anche indotta con stimolazione farmacologica), è possibile programmare il transfer degli embrioni crioconservati. Gli embrioni scongelati vengono introdotti con un catetere di plastica sottile e flessibile attraverso la bocca dell’utero nella cavità uterina. A partire dal momento dell’ovulazione vengono assunti ormoni progestinici sotto forma di compresse per preparare al meglio l’endometrio all’impianto dell’embrione.
Due settimane dopo l’ovulazione è possibile verificare se è in atto una gravidanza andando a ricercare l’ormone ßhCG (l’ormone della gravidanza, appunto) nel sangue o nelle urine.
Le probabilità di successo di iniziare una gravidanza mediante transfer di un embrione crioconservato sono pari al 25–30% per ciclo, a seconda dell’età della coppia, della situazione ormonale di partenza, delle patologie di base (diabete mellito, ipertensione, ecc.) e di fattori legati allo stile di vita (sovrappeso, stress, abuso di nicotina, eccessivo consumo di alcool, ecc.).